Pensieri di viaggio in una tazza di té

Sono di nuovo in treno, su quel lungo treno regionale che impiega 4 ore da Firenze a Roma, ma cui non rinuncerei per nessuna ragione al mondo. Oggi c’è brutto tempo, tetre nuvole si inseguono in un cielo plumbeo, rari squarci d’azzurro stanno per soccombere di nuovo.

Scorre accanto a me la campagna, il paesaggio verde dei boschi e dei prati risalta di più nell’ombra delle nubi. Un antico ponte diroccato, a cavallo di un fiume, di cui rimane in piedi solo un’arcata e mezzo pilone rende uno squarcio di paesaggio sublime. Mi ricorda le Lettere da Ventimiglia di Iacopo Ortis, quando lui, inoltrandosi nella stretta Val Roja descrive affascinato e spaventato le bellissime e terribili creste rocciose che cadono a strapiombo nel fiume. Così quel ponte, distrutto da secoli di storia, è stato sconfitto dalla natura: magari una piena del fiume, magari l’instabilità del terreno, magari semplicemente il tempo, che scorre lento, inesorabile ma implacabile. Il tempo vince su tutto, i nostri tentativi per misurarlo, per razionalizzarlo, magari per fermarlo, sono inutili.

Di nuovo sono in treno, e desidero una tazza di té. Una tazza di té caldo, scuro come scura è l’atmosfera là fuori, che sollevi un fumo denso come dense sono le nubi che nascondono il cielo. Accanto a me un signore sta fotografando il paesaggio. Invano cerca di fissare per sempre un’impressione che è fugace nel momento stesso in cui la si coglie, è già p persa per sempre. Ne serberà il ricordo, ma gli resterà avvolto nella nebbia, come le cime di queste montagne che scorrono intorno.

Ancora desidero una tazza di té: il verde scuro dei boschi mi fa pensare alle pendici dell’Himalaya – non so se sono così, non le ho mai viste, ma mi piace immaginarle in questo modo – alle piantagioni in altura di camelie sinenses, alle donne in abito tradizionale che raccolgono nelle loro gerle i germogli autunnali. Voglio un té che raccolga in tazza tutte queste sensazioni, le rielabori e le renda mie. Voglio che questa tazza duri il più a lungo possibile: una calamita probabilmente attira il mio sguardo fuori dal finestrino, mi spinge a guardare, a osservare i più minuti dettagli, perché ogni singolo dettaglio concorre a creare la bellezza dell’insieme, la bellezza sublime che è qui intorno a me. Non voglio che finisca, questa tazza di té.

piantagione di té himalaya

2 Comments

  1. Hai reso l’idea di quanto un attimo di noia possa diventare, se lo si sa cogliere, un momento unico,, da ricordare.
    Bello davvero.

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