Lucie Azema, Le strade del tè

Vi è mai capitato di leggere un libro e di pensare “Ecco, questo è il libro che avrei voluto scrivere io“? A me è successo leggendo “Le strade del tè” di Lucie Azema, un’autrice francese contemporanea che personalmente ho già apprezzato in un altro libro interessante, “Donne in viaggio. Storie e itinerari di emanzipazione“, in cui l’autrice parla di tematiche femministe andando a scandagliare la storia – antica, recente e contemporanea – delle donne viaggiatrici.

E’ andata così: entrata in una libreria indipendente di Roma, guardando distrattamente le copertine e i titoli dei libri, immediatamente mi cade l’occhio sul titolo “Le strade del tè“. Come leggo il nome dell’autrice allungo istintivamente il braccio. Il tempo di pagarlo e il libro è già nella mia borsa, la sera sul mio letto (non ho il comodino) e da lì nelle sere di week-end, quelle serate che dedico a me e non al lavoro o allo studio, ho iniziato a leggere, a tratti a divorare questo libro. Che non è il solito libro sul tè.

Non il solito libro sul tè

Le strade del tè” appartiene a un genere letterario ibrido: è autobiografico, perché l’autrice mette molto di se stessa all’interno delle pagine; è un saggio storico, sociale e demo-etno antropologico, perché sono affrontate le origini del tè, le differenze di preparazione presso le varie culture dell’Asia, in particolare del centro dell’Asia; ampio spazio viene lasciato all’avventura – chiamiamola pure così – di Robert Fortune che avviò la produzione del tè in India mentre una serie di riflessioni sul colonialismo da parte occidentale – in particolare inglese, ma non solo – mostra il lato oscuro del teatime che si impone in Europa.

Il tema del viaggio è strettamente interrelato a quello del tè: Azema ci parla delle sue esperienze in terra straniera, delle tazze bevute a Teheran, del chai bevuto a Jaipur, ma anche della storia dei viaggi del tè attraverso le carovane, usato come merce di scambio lungo la via della Seta o nei rapporti commerciali tra Cina e Tibet. E ancora, è pura storia del tè quando racconta del Canone del tè di Lu Yu, oppure della triste storia di Sen no Rikyu, il Maestro del tè costretto a suicidarsi da Ideyoshi, il samurai più potente del suo tempo, il XVI secolo, presso la cui corte risiedeva.

In questo libro non troveremo informazioni pratiche: non troveremo informazioni sul quantitativo di teina contenuta nel tè nero e nel tè verde, non troveremo i tempi perfetti di infusione né disquisizioni sulle tecniche di produzione che differenziano il tè nero – rosso per i Cinesi – dal tè verde.

Troveremo invece alcuni elementi per capire perché in Occidente lo chiamiamo tea e in Asia si chiama chai (nelle sue infinite varianti) e un’interessante disquisizione sul tema dell’acqua per il tè.

Le mie teiere da tutto il mondo omaggiano “Le strade del tè” di Lucie Azema

Infine, è molto interessante la parte, sul finale, legata ai 5 sensi in rapporto al tè. Perché inevitabilmente nell’esperienza di una tazza di tè sono coinvolti tutti i sensi, quale più quale meno: la vista, che nota il colore dell’infusione; il tatto percepisce sulla lingua la rotondità o al contrario l’astringenza del tè; l’udito ascolta l’acqua che va sobbollendo e il suono della teiera che versa in tazza; l’olfatto, che è il primo contatto che noi abbiamo col tè non appena apriamo il cofanetto che lo contiene; infine il gusto, che è dove ogni sensazione precedente trova compiuta forma e conclusione.

Una lettura ispirazionale

Le strade del tè” mi ha ispirato tanti spunti, tante riflessioni, tante idee anche per futuri post su questo blog, tante future letture. Anche tanta voglia di viaggiare. Viaggiare seguendo queste strade del tè, per esempio. Ora che ho finalmente il tempo e il modo di reinventarmi quale la persona che voglio essere, potrebbe essere giunto il momento di viaggiare, finalmente, sulle rotte del tè così come fa Lucie Azema, così come ho sempre sognato di fare. Non è un caso, forse, che questo libro sia giunto proprio ora, in questa fase della mia vita. Vi terrò aggiornati. Per il momento ne consiglio vivamente la lettura.

Io e il mio té alla menta a Tangeri

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