SHIZUOKA: cielo, terra e piantagioni di té

Voglio condividere con voi quest’immagine che trovo stupenda. L’ho scovata da qualche parte nel web, ed ho scoperto essere simile, se non uguale, ad un’analoga immagine pubblicata sul n° 48 della rivista di Slow Food, dicembre 2010, all’interno di un lungo speciale dal titolo evocativo, “Foglie rituali”, in cima ad un articolo che ha un altro titolo evocativo, “Il sogno del té”. L’articolo è dedicato alle piantagioni di té della regione di Shizuoka, Giappone, a Ovest di Tokyo.

Shizuoka Giappone
Le piantagioni di té sullo sfondo del Monte Fuji nella regione di Shizuoka, Giappone

Un paesaggio semplice, eppure speciale, dove la mano dell’uomo ha scolpito filari di camelie come siepi di un labirinto. La vista spazia, e sullo sfondo il Monte Fuji domina, eterno custode di queste terre. Un solo albero anima la distesa ondulata di un verde brillante tutto uguale. I nuovi germogli attendono di essere colti, il té verde di qui a poco potrà essere preparato.

Potrebbe essere una delle vedute del Monte Fuji di Hokusai, l’artista giapponese le cui stampe hanno fatto il giro del mondo, contribuendo a diffondere quell’idea di magico, rituale, sospeso nel tempo che la tradizione giapponese ci suggerisce.

Immagine senza tempo, panorama immoto, perfetto di quella perfezione fatta di tanti piccoli dettagli che da soli non dicono nulla, ma che uniti insieme danno vita ad un sogno. Tutto è fermo qui. Eppure quanto si muove poco più in là, dietro l’obiettivo della fotocamera! Vedo un brulicare di contadini e di donne che colgono i germogli nelle loro ceste di bambù, ognuna china sul filare che le è stato assegnato. Ma ancora prima vedo un uomo, ogni ruga dei suoi anni scolpita dal sole e dal vento, e dal mutare delle stagioni. Lui deciderà de è giunto il momento: coglie tre foglie da una pianta, umida della rugiada mattutina. Le mette in una tazza, vi versa sopra dell’acqua calda. Poi aspetta. Quindi assaggia. E’ giunto il momento. Il giorno del raccolto è vicino. E si allontana tra i filari, accarezzandoli come fossero spighe di grano, imoltrandosi in questo paesaggio senza tempo, sorridendo all’eterno Monte Fuji.

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