Japon, le combat d’un Maître de thé

Un documentario prodotto dalla francese Arte racconta le vicende di del produttore e maestro del té Honda Mohei

Honda Mohei è un giovane produttore di té nella regione di Shizuoka, alle pendici del monte Fuji. Shizuoka è regione vocata alla produzione di té, tuttavia Mohei si rende conto che la produzione e il consumo di té in Giappone non sono più come una volta: si sta perdendo il senso tradizionale del té, nonché il cerimoniale che da secoli ne accompagna il consumo. I piccoli produttori locali sono in difficoltà nella gestione dei costi di coltivazione e produzione, per via di un mercato che si sta sempre più standardizzando e dove non c’è posto per le piccole realtà contadine.

Presidente dell’associazione dei 100 migliori produttori di té di Shizuoka, il più giovane in assoluto ad aver mai ricoperto quel ruolo, propone una visione della produzione del té che sia accompagna anche a una missione: quella di re-insegnare ai Giapponesi a bere il té come un tempo, insegnare a dedicare del tempo al rituale del té.

screenshot dal video di presentazione sul sito web di Mohei Tea

Mohei non solo produce, ma essendo maestro del té organizza anche degustazioni che sono vere e proprie cerimonie per chi voglia vivere l’autentica esperienza tradizionale del chado/sado.

Mohei lamenta che oggi in Giappone il té lo si acquista ai distributori automatici e lo si beve al volo, fast, mentre si corre da una parte all’altra della città, mentre si va a lavoro o si torna a casa, mentre si va a fare shopping oppure al cinema. Non esiste più nel Giappone contemporaneo il concetto di dedicare tempo al té. Nemo propheta in patria verrebbe da dire, mentre io, che guardo il documentario rimango basita all’idea che anche in Giappone il modo di consumare il té stia perdendo il suo valore e stia diventando altro, al pari di una qualunque bibita da supermercato.

screenshot dal video di presentazione sul sito web di Mohei Tea

Nel mezzo dell’attività di divulgazione della via del té che Mohei ha sposato come missione, ecco che arriva la pandemia, con le sue restrizioni, i suoi lockdown, l’impossibilità per lui di poter fare degustazioni e cerimonie del té per un pubblico. E si rende conto che questo periodo può essere ancora più tragico per la vendita del té. Così, appena la situazione inizia a normalizzarsi decide che, se le persone non vanno da lui, lui può andare in città. Attrezza un furgoncino come té-truck e va a Tokyo, dove spera di incontrare persone che vogliano provare un té vero, preparato sul momento, non preso al distributore. Gli affari non vanno come vorrebbe, ma Mohei è uno che non si arrende, che combatte. La sua battaglia continua e si alimenta proprio grazie a questo documentario di Arte, che si intitola non a caso “Le combat d’un Maître de thé“.

Mohei ha avviato anche una campagna di crowdfunding che ad oggi ha raccolto il doppio dell’obiettivo che si era posto in partenza. Il suo scopo è creare una community appassionata ed entusiasta, che ami il té e che sostenga i piccoli produttori locali di Shizuoka nel portare avanti le loro piantagioni e la loro produzione.

Non posso che dire in bocca al lupo a Mohei e alla sua capacità imprenditoriale, ma soprattutto alla sua visione, che mette al centro la tradizione del té per riportarla nella contemporaneità, nel suo Giappone di oggi e, perché no, esportarla dalle pendici del Monte Fuji al resto del mondo. Il documentario di Arte ha fatto conoscere la sua storia in Europa. E io con questo breve post ho portato la sua storia in Italia.

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