Nel continente nero…

Che bello che bello che bello! E’ così bello constatare che ogni volta che amici e parenti vanno in viaggio da qualche parte nel mondo al loro ritorno mi portano del té! L’ultima volta mi è arrivato del té dalla Georgia, e questa volta, udite udite… (rullo di tamburi…) dalla Tanzania! Silvia, la blogger di Fancyhollow ha fatto quello che faccio anch’io di solito quando vado all’estero: in hotel mi procuro qualche bustina di té del luogo. In questo modo posso assaggiare il té prodotto e commercializzato nella zona e accresco il mio bagaglio di esperienze, oltre che la mia collezione. Così questa volta mi sono arrivate, direttamente dalla Tanzania, alcune bustine di té, di cui dò conto immediatamente:

il mio té dalla Tanzania
Il mio té dalla Tanzania

Si tratta di 5 bustine prodotte e distribuite dalla Tasmania Tea Blender. Per la precisione sono 3 té e 2 infusi. I 3 té appartengono alla linea African Pride. Si tratta di un Vanilla Tea, un Masala Tea al cardamomo e cannella, un Ginger Tea. I due infusi, che appartengono alla linea Kilimangiaro Infusions sono un Tangy Lemon Grass e un Minty Peppermint. Di questi finora ho provato solo il Ginger Tea (beh, i té li ho ricevuti ieri sera e sì che bevo tante tazze al giorno però, ecco, c’è un limite a tutto!), che non è particolarmente pizzichino, anche se lo zenzero si avverte… mentre ho scoperto che il Masala Tea è un blend tipico di Zanzibar, tanto che sul sito di TanzaniaDiscovery.com danno la ricetta per prepararlo.

Non deve stupire che in Tanzania sia prodotto il té. Il té prodotto nel vicino Kenya è una delle basi per l’English Breakfast insieme al té di Ceylon e all’Assam indiano, per cui, deduco, anche nella vicina Tanzania vi saranno coltivazioni piuttosto diffuse, anche se certo il té prodotto qui è meno esportato rispetto al suo vicino keniota. L’Africa è un grande produttore di té a livello mondiale, dato che produce, riporta il buon vecchio sito web di Teatime, 365 tonnellate all’anno. Il té fu introdotto in Africa alla fine del XIX secolo naturalmente dagli Inglesi che cercavano nuovi territori da destinare alla coltivazione, dato il sempre crescente consumo in madrepatria. Le coltivazioni furono poi continuate da gruppi di coloni tedeschi ed è a loro che si deve l’introduzione del té in Tanzania. Se la memoria non mi inganna, in effetti Karen Blixen, l’autrice de La mia Africa, racconta nel suo racconto autobiografico, ambientato nella prima metà del ‘900, che la sera si preparava sempre il té.

Ancora una volta un té che viene da luoghi lontani, una semplice bustina, è capace di raccontare una storia, fatta questa volta di suggestioni, di ruggiti in lontananza di leoni e di barriti di elefanti che attraversano la savana. Perché è questo ciò che mi passa davanti agli occhi mentre sorseggio questo té africano, e mi sento un po’ come Karen Blixen nella sua tenuta fuori Nairobi. Oppure no, sogno di andare anch’io come Silvia a fare un intenso safari in Africa, e di tornare con ancora le zebre e le giraffe negli occhi, e le buffe scimmiette che rubano le zucche o i bizzarri marabù che osservano la scena dall’alto di un albero spoglio…

african tea by maraina on polyvore
Il mio té dall’Africa – see other creations on Polyvore

 

3 Comments

  1. Che bello!!! Pensa quante cose possono uscire da una bustina dall’aspetto anche parecchio industriale ;-)! e mi piace anche la composizione “africosa”!

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